Tra gli spiacevoli aspetti della gravidanza, quelli che nessuno mai ti prospetta altrimenti addio perpetuazione della specie, c’è la possibilità di soffrire di sindrome del tunnel carpale.
– Dottore, quindi cosa faccio?
– Niente. La buona notizia è che è reversibile, la cattiva che per alleviare i sintomi solitamente si prescrivono farmaci non indicati in gravidanza.
– Quindi me lo tengo.
Come per tutti i disagi della dolce attesa, aspetto pazientemente il parto: con il parto scomparirà, mi dicono. Soffro e aspetto. Perdo la sensibilità alla temperatura (cioè: tocco oggetti roventi, come la piastra del ferro da stiro, e non provo nulla). Chi è attorno a me non capisce e pensa che io stia esagerando. La notte dolore e formicolio mi impediscono di dormire. Aspetto e soffro.
Dopo il parto, miglioro lentamente e mi dicono che tutto scomparirà in quei famosi 40 giorni. Aspetto.
Poi mi dicono che il formicolio e gli altri disturbi scompariranno al termine dell’allattamento. Aspetto.
Ma il formicolio continua, la presa è poco salda, quando guido le mani si addormentano sul volante. Mi stanco di aspettare. Un paio di visite e fissano l’intervento.
-Vuole fare tutte e due le mani insieme?
-Non ci penso proprio: almeno una mano mi serve funzionante.
Una mano mi serve e spesso è sufficiente. Ci sono cose, però, che ne richiedono due.
Peccato che nessuno si sia reso conto prima di quanto sia difficile, #conunamanosola, compiere gesti quotidiani per i quali, per almeno 20 lunghissimi giorni, avrò bisogno di aiuto. Sono cose #quasiimpossibili da fare senza aiuto: il progetto è su Instagram, la spiegazione qui. Augurandovi di non farne mai l’esperienza diretta.